Spazio performatico espositivo

Luogo: Lucca, Vorno

Progetto architettonico: studio Caturegli & Formica, Milano – arch. Antonio Meschi, Lucca

Progetto e D.L. strutture ed impianti: studio Technè, Lucca

Direzione Lavori generale: arch. Marco Guzzon

Committente: privato

Periodo di realizzazione: 2008-2012

Solitamente si scrivono recensioni sugli edifici – siano essi nuovi o ristrutturati – al termine del loro completamento, una volta nati. Meno solitamente si descrivono edifici nel loro stato embrionale di progetto, quindi ancora da nascere. Insolitamente si tracciano delle riflessioni sulla costruzione in corso, in uno stato intermedio in-divenire, tra progetto e definitiva realizzazione. La particolarità del nuovo complesso denominato Spazio Performatico ed Espositivo ci autorizza a scrivere queste brevi note in itinere.

Particolare è infatti lo Spazio Performatico ed Espositivo come edificio inserito nel piu’ vasto e complesso Progetto Dello Scompiglio. Questo prevede il recupero di edifici ed ambiente della tenuta in un nuovo intervento culturale di dialogo ed interazione degli elementi. L’edificio in corso di recupero - che sarà adibito a teatro e galleria d’arte - è il fulcro di questo microcosmo, corpus centrale di una rinnovata e moderna idea di mecenatismo culturale, per la quale spazi aperti - il territorio nel suo genere più variegato - e spazi chiusi - gli edifici con le loro varie destinazioni - dialogano armoniosamente come in una piccola città ideale di rinascimentale memoria.

Particolare è anche l’operazione specifica di intervento di recupero dell’edificio esistente da destinarsi a SPE: un insieme di piccoli corpi di fabbrica succedutisi nel tempo e cresciuti in maniera disomogenea, caratterizzati da una torretta posta circa a metà della lunga costruzione; questi spazi saranno recuperati conservando la loro identità esterna e adeguandoli internamente in un unico organismo omogeneo con le nuove destinazioni. Il progetto prevede il recupero dell’antico corpus degli annessi agricoli da trasformare in spazio performatico (danza, teatro, concerti) e la realizzazione di un nuovo volume completamente interrato ricavato nelle viscere dello scompiglio, da destinarsi a spazio espositivo (per le arti visive). L’idea progettuale prevede e tiene conto anche della versatilità degli spazi, con un eventuale “capovolgimento” delle attività. Lo spazio performatico sarà ubicato nella zona ovest del nuovo complesso, avrà una capienza di 120 posti, e sarà corredato oltre che da un moderno palco e macchina scenica, da tutti gli spazi tipici di questa attività (foyer, sala prove, camerini, servizi vari). Lo spazio espositivo sarà invece composto da un insieme di sale di diversa capienza, a doppio volume, dotate anche queste di spazi a supporto dell’attività (libreria, servizi, magazzini, spazi tecnici). Il complesso prevederà infine una serie di servizi che vanno dalle residenze per gli artisti ai laboratori teatrali, ai servizi e quant’altro, con un grado di definizione qualitativa, sia tecnica che estetica, al pari degli altri interventi realizzati allo Scompiglio. Come tutti gli altri edifici ristrutturati della tenuta, anche allo SPE si presterà uguale attenzione per realizzare spazi con materiali compatibili alla bioarchitettura, nel rispetto dell’ambiente; cosi come la politica della tenuta, basata su un utilizzo razionale e sostenibile delle risorse, realizzerà l’impianto di raffreddamento e riscaldamento tramite sonde geotermiche, capaci di sfruttare la risorsa naturale del calore della terra.

E fino a qui, anche se non cosi banalmente scontato, tutto nella norma.

Quello che voglio invece raccontarvi ora, e che aggiunge eccezionalità alla particolarità dello SPE, è la costruzione di un’architettura effimera ideata per realizzare la nuova struttura interrata; una architettura tecnologica fatta di materiali grezzi e semplici applicati ad un’idea antica quanto perduta, riproposta in maniera semplice e saggia, e che una volta terminata, scomparirà nello smontaggio di questa fase del cantiere per dare luce, finalmente, alla nuova struttura. Teatro, spettacolo, esposizione, sono parole sempre associate nell’immaginario collettivo a qualcosa di sfuggevole, effimero, limitato alla breve durata della performance rappresentativa. Il concetto di una architettura intrinseca e realizzata appositamente per fare nascere una nuova architettura, come una scatola nella scatola, si presta perfettamente a descrivere questo stato intermedio del cantiere, ad illustrare una fase che, una volta terminata, sarà completamente perduta per i nostri occhi, ma fondamentale per arrivare al risultato finale.

Il carattere particolare infatti dell’intervento è stato quello di ricavare lo spazio della galleria interrata mantenendo in essere l’edifico soprastante: un vincolo ambientale obbligava infatti a mantenere l’involucro murario perimetrale. E’ stato quindi progettato ed eseguito un sistema costituito da pali conficcati nel terreno e collegati sulle testate fuori terra da cordoli in cemento armato, realizzando un reticolo di palafitte capace di sostenere i muri dell’edificio esistente. Una volta terminata questa struttura nascosta nelle viscere della terra, è iniziato lo scavo e la lenta messa alla luce della maglia strutturale, cavando a strati la terra attorno le palificate fino ad arrivare alla quota di imposta della nuova platea dell’edificio. Si è visto allora il vecchio edificio sospeso nell’aria, sostenuto solamente da una serie molteplice di pali d’acciaio, a costituire una cattedrale con navate composte da colonne filiformi e slanciate verso l’alto. Uno spazio povero e costituito di materiali grezzi, non finiti, come l’acciaio, il cemento armato, le terre e le roccie di scavo come pareti della grande vasca. Da qui si è ripartiti per realizzare il nuovo involucro in cemento armato, composto da elementi strutturali quali platea, setti, pilastri, travi e solai. Questi elementi, una volta completati, sosterranno l’edificio esistente in maniera permanente, disattivando l’uso della struttura provvisoria di sostegno. Ora, mentre scrivo queste righe, grosse lame d’acciaio stanno tagliando cordoli e pali, ed un’enorme gru solleva e sfila dall’alto questi importanti sostegni.

Scendendo dalla collina che domina la tenuta, lo sguardo spazia sull’orizzonte, colpito dallo skiline nitido e perfetto, nella sua naturalezza, delle alpi Apuane. Avvicinandoci all’area che delimita il cantiere dello SPE e abbassando leggermente lo sguardo, possiamo ammirare la torretta del futuro teatro, presenza silente del trapasso e della trasformazione dell’edificio. Nel suo manifestarsi semplice ed eretto, il segno architettonico di questo volume aspetta imperterrito il suo definitivo completamento. Un piccolo teatro nasce dalle viscere della terra.



  • spazio espositivo performatico
  • spazio espositivo performatico
  • spazio espositivo performatico